albori
gli sceneggiati
Tra il 1954 e il 1962, cioè in soli 8 anni la Rai ha trasmesso 680 drammi e commedie e più di 200 atti unici. In quel periodo molti non avevano mai visto recitare un attore, se non in spettacoli parrocchiali, altri avevano soltanto sentito nominare Pirandello, Shakespeare o Molière, ebbene il piccolo schermo ha il merito di aver fatto loro apprezzare i valori di una grande interpretazione teatrale e di avere fatto conoscere a questa fascia di pubblico le opere dei più importanti autori del teatro e della letteratura.
Se è vero che da un lato le presenze nelle sale cinematografiche diminuivano, dall’altro persone che andavano al cinema soltanto qualche volta all’anno, avevano modo di vedere una quantità di film infinitamente superiore, di avvicinarsi al linguaggio cinematografico fatto di sguardi, parole, inquadrature, di scoprire un interesse nuovo per un’arte quasi sconosciuta.
La televisione entrò improvvisamente nella vita degli italiani ma lo fece con grande discrezione. Per i dirigenti Rai di allora lo stesso pubblico che, assistendo a uno spettacolo di arte varia, si entusiasmava per un presentatore vivace, estroso, comunicativo ai limiti del buon gusto, in casa propria prediligeva toni più garbati e discreti.
Per questo riscossero grande successo presentatori come Mike Buongiorno, Corrado Mantoni, Renato Tagliani, Enzo Tortora e le stesse annunciatrici, pur essendo belle, dovevano avere un aspetto più familiare, una certa classe, non essere provocanti nei modi, nell’abbigliamento e nel trucco, dovevano insomma essere simpatiche anche alle donne.
Oggi questi canoni si sono completamente ribaltati, la società è cambiata e lo spettatore è ormai abituato ad assistere in televisione a spettacoli che non sceglierebbe di vedere dal vivo.